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04 maggio 2022 - La luce cinerea
Quello della luce cinerea è un fenomeno astronomico ben noto che, per pochi giorni dal novilunio, abbellisce la falce di Luna crescente illuminando interamente il disco lunare.
La luce cinerea nella nostra lingua viene chiamata così perché ha un colore grigiastro che ricorda quello della cenere.
Così come quando sulla Terra c’è la Luna piena e c’è molta luce durante la notte (il cosiddetto “chiaro di Luna”) così anche sulla Luna, con la luce che riflette il nostro pianeta, esiste la stessa condizione.
Il “chiaro di Terra”, se così possiamo dire, ha un impatto molto più grande sulla Luna piuttosto che il "chiaro di Luna" sulla Terra. Questo perchè la superficie della Terra visibile dalla Luna è circa 13 volte più grande della Luna stessa, ma ha soprattutto un maggior potere riflettente (albedo) circa il 37% contro il 7% della Luna.
Questo potere riflettente dipende principalmente dalle nubi e dai poli ghiacciati e solo in una piccolissima percentuale dagli oceani.
In pratica abbiamo che una parte di luce riflessa dalla Terra raggiunge la Luna illuminando per intero l’emisfero rivolto verso la Terra. Tuttavia, essendo un’illuminazione molto debole, è visibile solo finché una sottile falce di Luna viene direttamente illuminata dal Sole (cioè per pochi giorni a cavallo del novilunio).
In sintesi la luce cinerea non è altro che la luce del Sole, che si riflette sulla Terra, che si riflette sulla Luna e che infine raggiunge i nostri occhi o la nostra macchina fotografica.
Ammirare il Chiar di Terra sul disco lunare ad occhio nudo è molto intrigante per gli appassionati del nostro satellite; il fenomeno si presta bene all'astrofotografia e anche all'osservazione attraverso binocoli e telescopi, che saranno in grado di rivelare diversi dettagli del disco lunare in ombra, come ad esempio i Mari.
Un pò di storia.
Fin dal Rinascimento si credeva che la Luna brillasse di luce propria, oppure che fosse semitrasparente, traslucida o fosforescente o che riflettesse la luce delle stelle e di Venere.
Regiomontano, a metà ‘400, e Leonardo da Vinci nel Codice Leicester, nei primi anni del ‘500, hanno dato un’interpretazione intuitiva della luce cinerea, ma è stato Galileo Galilei che nel Sidereus Nuncius prima (1610), e nel Dialogo sopra i Massimi Sistemi poi (1632), a fornirne una interpretazione precisa, che è quella che conosciamo oggi.